IL “QUERO NÃO”
Brillano le facce, gli slogan e sventolano bandiere, tante…. ma mai troppe in democrazia. Le elezioni comunali del 6 e 7 maggio si avvicinano e Cernusco è in preda a febbre da campagna elettorale. Le piazze del centro storico divampano, esplodono di colori più o meno vivaci, di facce più o meno sorridenti, di storie più o meno credibili. E se non fosse per l’insistenza di qualcuno la cosa potrebbe sembrare anche divertente, in fondo è un bel segnale di partecipazione. C’è però una cosa che mi disturba un pochino, la politica dei sub (spesso anche quella dei suv a dir la verità), persone che ogni 5 anni ricompaiono sulla scena, “guapos” che considerano la politica esclusivamente come appuntamento elettorale, voti da chiedere, voti per marcare territori e interessi, i loro….mica quelli di tutti. Alla faccia di quelli che come noi, magari qualche volta sbagliando, hanno un’idea di politica fatta di lavoro, relazione, costruzione, cambiamento, che va oltre un banchetto del sabato, quattro volantini e due bandiere. In Brasile c’è una bellissima espressione per dire non voglio ed è “quero não”, bellissima perché è un rifiuto accogliente, la parte positiva precede quella negativa (voglio no, grazie no). Tradotto in politica: mi piace la democrazia e la partecipazione, non mi va la tua modalità e supponenza.
LA POLITICA DEL VIALETTO
C’è un episodio che mi viene in mente quando si parla di partecipazione, a me diverte perchè lo trovo significativo, sicuramente un po’ minimalista, ma significativo. In un luogo non precisato ma reale, non importa dove, importa come, c’è un piccolo sentiero che accorcia l’accesso alla ciclabile, creato dal continuo passaggio di ciclisti e pedoni, che trovano logicamente e ragionevolmente più comodo e rapido percorrere quel sentiero di terra rispetto alla canonica e ufficiale stradina di cemento. Circa un mese fa (lo faccio quasi ogni mattina in bicicletta) trovo il sentiero interrotto da alcune piantine, in seguito alla riqualifica dell’area. Il messaggio è chiaro: la strada da percorrere è la stradina di cemento e non certo il vialetto di terra nato dal passaggio di centinaia di persone e biciclette. Minimalista ma significativo. Io penso che ci sia una forma di ascolto e di partecipazione che spesso andrebbe accolta, e la politica qualche volta può candidamente cambiare le proprie decisioni, accogliere e discutere proposte che crescono dall’esperienza e dall’intelligenza di tante persone. E all’occhio del Grande Fratello sostituirei volentieri l’orecchio del buon politico.
Ah dimenticavo: il 6 e 7 maggio metti una croce sul simbolo di “Sinistra per Cernusco”…e se vuoi proprio esagerare scrivi RADAELLI DANILO.
Grande Dani…
Le ho viste anch’io stasera le piantine. Concordo con quanto dici, tracciano sempre le ciclabili curvilinee, quando la strada più breve è quella rettilinea. E poi se fossero dritte sarebbe anche più difficile fare incidenti.
il dilemma sta fra la funzione pedagogica della politica e la pratica dell’ascolto che recepisce le istanze. Entrambe possono degenerare, la prima nel governo dei tecnici o dei custodi, la seconda nel populismo e nella demagogia. Come non cadere nel crinale sbagliato? Non saprei, forse regole condivise aiutano ad uscire dall’anomia, o il fatto stesso di darsi regole ed un percorso comune. Buon vento
il dilemma è tra la funzione pedagogica della politica e la partecipazione diretta dei cittadini. Entrambe possono degenerare nel governo dei tecnici o dei custodi la prima, nella demagogia e populismo la seconda. Restare sul versante giusto non è facile, è la chiave della democrazia; ora siamo sul crinale ed un soffio precipitare nel versante sbagliato. Forse un percorso di ricerca di regole condivise aiuterebbe, ma non è troppo popolare in questo momento.
Buon vento, comunque